sabato 20 aprile 2013

L'ostinazione del PD, il partito mai nato.

Così definito dal filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari,  "il partito mai nato" (aggiungerei il partito che ha rubato inappropriatamente il centro sinistra al paese) senza ragioni apparenti si ostina, nell'ambito delle elezioni del Presidente della Repubblica, a non votare un candidato come Stefano Rodotà che in questo momento storico potrebbe unire le coscienze ormai spente e appisolate (forse rassegnate) della gente.

 Dopo le ultime incomprensibili decisioni dell'ormai dimissionario segretario del PD Bersani, come quella di candidare Marini (provata a spiegare da "Il Fatto Quotidiano" con il verosimile inciucio, per fortuna sfumato, che avrebbe visto come compenso al Pdl per il voto a Marini, la nomina di Silvio Berlusconi a Senatore a vita, garantendogli così l'impunità), dopo la candidatura di Prodi che doveva riunire la base e che invece ha sfasciato il partito, dopo l'annuncio di voler votare scheda bianca, si presentano tre strade: una è candidare un D'alema qualsiasi per riconciliarsi con Silvio dopo la piccola tresca sinistroide (tentata e non riuscita); l'altra è convogliare sulla Cancellieri proposta da Monti & Co.; e l'ultima e più auspicabile quella di convogliare sul candidato proposto dal M5S ma acclamato da gran parte dell'opinione pubblica, elettori del PD compresi.

Chi è Stefano Rodotà? Una persona che ha dimostrato più e più volte di essere lontana e anzi di contrastare le dinamiche di palazzo, una persona che denuncia la corruzione, il malaffare, la mala-politica, l'assenza di trasparenza, conduce battaglie importanti come quella per l'acqua pubblica, la libertà di informazione, guarda al conflitto di interessi... Insomma è il Presidente della Repubblica che questa classe politica allo sfacelo non vorrebbe ma di cui l'Italia avrebbe bisogno più di ogni altra cosa.

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